mercoledì 14 novembre 2007

La Destra Incazzata


Eccoli, finalmente... una destra seria, dura, onestamente nostalgica. Pronta a raccogliere tutto e tutti. Dai vaffanculisti di Grillo fino ai giovani di svastiche appassionati.
Mentre la Santanche biascica : "siamo incazzati, abbiamo la bava alla bocca" (noblesse oblige) , Berlusca gongola come il nano Gioiolo, quel rompi-rompi di Fini trova le sue legioni rimaneggiate e non potrà più fare la voce grossa. Una legge del marketing dice che i fornitori di un'azienda devono essere "molti e malaticci" : ecco una splendida applicazione di questo principio.
Tenetevi la vostra bava e tutti i vostri umori: bile, urina, liquido sinoviale e quant'altro. Qui abbiamo bisogno di coraggio, onestà e capacità.

lunedì 12 novembre 2007

Lucia Bosè


La signora dai capelli blu è apparsa domenica 11 Novembre 2007 in una trasmissione che io adoro. Si chiama Anni Luce, su LA7, e parla della televisione antica, precommerciale, premediaset.
Benchè la madre di Miguel Bosè potesse apparire stravagante con la sua acconciatura deve dire che ès tata elegante ed intelligente nel raccontare i suoi tempi. Mi chiedo da chi abbia invece preso il figlio...

venerdì 9 novembre 2007

L'impero di Cindia di Federico Rampini


Cina, India e dintorni: la superpotenza asiatica da tre miliardi di persone

La tesi è forte: l'asiacentrismo sarà il destino del terzo Millennio; le grandi sfide dell'umanità si giocheranno in Cindia. La crasi di Cina e India non va intesa come un insieme di spazi geopolitici, non è semplice somma di popoli, ma come il nuovo centro propulsivo del mondo. Il segnale di tutto questo è stato il ruolo decisivo che gli sviluppatori indiani hanno dato alla soluzione del Millennium Bug: questa è stata l'ora X nella quale il mondo si è accorto delle competenze tecnologico-scientifiche, unite al potenziale innovativo, che i giovani laureati indiani possedevano. Il numero è potenza: tre miliardi e mezzo di persone fameliche di emergere, crescere e conquistare i mercati mondiali, decideranno del nostro futuro. Saranno loro i padroni della globalizzazione. L'Europa da assediante si trova assediata: la delocalizzazione della produzione e dei servizi resa anche sempre più agevole da Internet, non si spiega solo con il basso costo del lavoro, delle materie prime e dell'energia, ma anche con la modernità delle infrastrutture, con l'efficienza produttiva e la voglia di crescita delle persone. Tutto questo non ci deve far dimenticare che in Cindia sono presenti ancora stridenti contraddizioni sia tra le due realtà sia al loro interno. L'India è la più grande e plurale democrazia del mondo, mentre la Cina rimane un monolitico regime totalitario; nella prima permangono evidenti squilibri e miserie sociali, nella seconda le violazioni dei diritti umani sono all'ordine del giorno. La soluzione di questi problemi ci vedrà semplici e passivi spettatori?

La civiltà dell'antica Roma di Pierre Grimal


La civiltà dell'antica Roma
La storia secolare di una città e di un popolo che hanno lasciato al mondo un'eredità indimenticabile.
Newton&Compton


Pierre Grimal (1912-1996) conosce a fondo “l’anima romana”... con questo titolo, ripubblicato da Donzelli nel 1998, l’autore - tra i massimi esperti della cultura latina a livello mondiale - “riportava” un dialogo tra il giovane Marco Annio Vero, futuro imperatore con il nome di Marco Aurelio, e il suo maestro, il filosofo Frontone. Un dialogo immaginario, ma tra personaggi reali, che riusciva con efficacia a sintetizzare i cardini della grandezza e del valore della civiltà di Roma.
Oggi Newton & Compton Editori ripropongono un suo testo classico, La civiltà dell’antica Roma.
Si tratta di un invito a conoscere l’eredità culturale della civiltà romana, ripercorsa dall’autore attraverso una sintesi della sua storia (prima parte), l’analisi dei suoi costumi, leggi e produzione artistica (seconda parte), la riflessione sui valori, sugli aspetti della vita quotidiana e sull’immagine che diedero di sé le grandi città imperiali (terza parte).
Una civiltà che, nonostante ci appaia oggi “nello scorcio dei secoli, come una civiltà urbana”, amò considerarsi “contadina” anche all’apice del sul splendore: un sapiente equilibrio tra innovazione e tradizione la rese universale e, con le sue luci e le sue ombre che l’autore mette in risalto e contrasto, rappresenta uno dei grandi momenti della storia dell’umanità.

Passaggio in India

Passaggio in India
Regia: David Lean
Interpreti: Judy Davis
Victor Banerjee
Peggy Ashcroft
James Fox
Alec Guinness
Produzione: Gran Bretagna, 1984
Durata: 165'
Tratto dal romanzo Passage to India di E.M. Forster, pubblicato nel 1924, il film è ambientato nell'India degli anni venti, sottoposta al dominio coloniale inglese. L'anziana signora Moore, madre di Ronny, funzionario governativo in India, e la futura nuora Adela Quested sconvolgono con il loro arrivo la comunità inglese di Chandrapore, una città indiana situata sul corso del Gange.
La signora Moore, vivace, curiosa, attenta e interessata agli altri, poco propensa a trascorrere il soggiorno tra dirigenti britannici, si reca a visitare la moschea, dove incontra Aziz, un giovane medico indiano, buon conoscitore della cultura inglese per aver studiato in Inghilterra. Tra i due si stabilisce un rapporto di simpatia e una frequentazione assidua, in cui rimane coinvolta anche Adela.
Un giorno Aziz invita entrambe le donne a visitare le grotte Marabar, raggiungibili solo con un lungo e difficile viaggio. Mentre la signora Moore si riposa, Adela entra in una grotta, affascinata dall'idea di ascoltare la famosa eco e ne esce sconvolta.
L'episodio centrale del film rimane avvolto in un alone di magia e di mistero. È l'inizio della fine: al ritorno Aziz viene arrestato con l'accusa di averla aggredita; nella città si crea un clima di tensione e di sospetto tra inglesi e indiani. Tutti i funzionari governativi britannici, tranne l'insegnante Fielding, sono convinti della colpevolezza di Aziz e lo sottopongono a processo.
Passata la confusione iniziale, Adela scagiona Aziz e rompe il fidanzamento con Ronny; nel frattempo la signora Moore muore durante il viaggio di ritorno in Inghilterra voluto dal figlio. Anche Adela fa ritorno in patria e questo, insieme alla rinuncia di Aziz a un risarcimento per l'ingiusta accusa, fa sì che i già problematici rapporti di convivenza tra indiani e inglesi si deteriorino definitivamente. Una possibilità di riconciliazione sembra potersi realizzare nel finale del film, quando il professor Fielding, tornato in India dopo un viaggio in Inghilterra, incontra di nuovo Aziz; questi si riconcilia con lui, dopo aver scoperto che Fielding ha sposato Stella Moore, figlia minore della signora Moore. Il conflitto tra la civiltà britannica, rigida e ipocrita, e la civiltà indiana, più aperta e autentica ma sospettosa, è il tema principale del film. I personaggi che incarnano le due opposte mentalità sono Ronny e Aziz: il primo è convinto del proprio ruolo di uomo di giustizia e di pace e non considera gli indiani come individui, ma come pedine di un ordine stabilito; il secondo è un sostenitore dell'indipendenza dell'India e della necessità di allontanare gli inglesi, verso i quali nutre una decisa diffidenza. Il film, pur molto fedele al romanzo, lascia aperto uno spiraglio di speranza per quanto riguarda i rapporti tra inglesi e indiani, che Forster nel suo testo non prevedeva. Nondimeno David Lean riesce a ricostruire in modo straordinario il clima dell'India dell'epoca e il fascino che la cultura indiana era in grado di esercitare su coloro che erano disposti a considerare l'India non una terra selvaggia, ma una civiltà ricca di tradizioni e di saggezza.

Pompei di Robert Harris

Robert Harris

Pompei
79 d.C. Venti ore alla catastrofe
Mondadori
Non un saggio storico, ma un romanzo che tratteggia un contesto storico non solo attendibile e verisimile, ma anche documentato. Tra finzione di personaggi frutto di pura invenzione, come Marco Attilio, il protagonista, ingegnere addetto alla manutenzione e sovrintendenza dell'acquedotto campano Aqua Augusta, e la rappresentazione di personaggi storici quali Plinio il Giovane, si snoda un thriller avvincente che porta il lettore a vivere “le ultime ore” di Pompei in una dimensione reale.
L'autore, Robert Harris, si distingue per la sua predilezione per il romanzo che con la grande storia si intreccia, la cui lettura oltre a fornire contestualizzazioni rigorose stimola la curiosità e quindi suggerisce l'approfondimento.
Oltre Pompei, interessante viatico alla storia della Roma imperiale, sono noti e degni di attenzione, Enigma, la storia della decifrazione del famoso codice segreto tedesco durante la Seconda guerra mondiale ove il nome fittizio di Tom Jerico rivela la vita di Alan Turing; Archangel, ambientato nell'Unione Sovietica post-staliniana; e, infine, il più noto Fatherland pensato in una dimensione fantapolitica di una Germania del 1965 nella quale Hitler ha vinto la Seconda guerra mondiale.
Tutte finzioni quindi, ma intimamente connesse con la storia; perché allora non valorizzarle come strumenti per avvicinare gli studenti alla storia stessa?

La masseria delle allodole



Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Interpreti:
Paz Vega,
Moritz Bleibtreu,
Alessandro Preziosi,
Angela Molina,
Mohammed Bakri,
Yvonne Sciò,
Ubaldo Lo Presti,
André Dussollier


La persecuzione contro gli armeni residenti nell’impero ottomano venne scatenata tra il 1915 e il 1918 dall’ideologia razzista dei Giovani turchi, mentre l’attenzione era distratta dalla Grande guerra. Ma la persecuzione aveva origine nell’innata e inconfessata insofferenza che ottomani e curdi di Anatolia avevano sempre manifestato nei confronti della minoranza armena, portatrice di valori religiosi (gli armeni sono cristiani) e culturali diversi. Oggi assistiamo finalmente a una ripresa di interesse – legata alla possibilità dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea – e di studio verso quel periodo e quella strage, interesse che si manifesta attraverso interventi, indagini storiografiche, romanzi, come quello di Antonia Arslan, premio Campiello 2004, cui si sono ispirati i fratelli Taviani.
Il film narra il genocidio perpetrato dai turchi sul popolo armeno, attraverso gli occhi di una famiglia in gran parte sterminata: quella dei fratelli Avakian, il minore dei quali, Aram, è rimasto in patria, mentre l'altro, Assadour, è da tempo emigrato in Italia per studiare medicina a Padova. Alla morte del padre, nel 1915, i due progettano di ritrovarsi nella loro terra d’origine e per l'occasione Aram fa restaurare la “masseria delle allodole”, la villa di campagna che il padre ha lasciato in eredità ad Assadour. Ma il massacro perpetrato dai turchi sul popolo armeno colpirà la famiglia di Aram e bloccherà il ritorno di Assadour, che cercherà di organizzare la fuga dei suoi nipoti. Fedeli a un modello di cinema ormai dipanatosi nel corso di quasi mezzo secolo, i fratelli Taviani confermano anche con La masseria delle allodole la ricerca di un percorso narrativo che unisce e mescola le dinamiche della grande storia con le piccole grandi storie dei protagonisti. L’attenzione ai particolari, così come la direzione di un nutrito e affiatato gruppo di donne, costituiscono il perno centrale del film. I particolari testimoniano il senso di passione del popolo armeno e il mistero verso la sua sorte, come le molte serrature o le spesse tende dalle quali si sbircia la realtà, vera e figurata; le gambe dei tavoli sotto i quali si rifugiano i bambini; i passi della gente che sfila al funerale del patriarca o nel deserto dell’Anatolia, verso Aleppo. Una tragedia collettiva dimenticata che il film ha il pregio di rendere manifesta.