venerdì 9 novembre 2007

La masseria delle allodole



Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Interpreti:
Paz Vega,
Moritz Bleibtreu,
Alessandro Preziosi,
Angela Molina,
Mohammed Bakri,
Yvonne Sciò,
Ubaldo Lo Presti,
André Dussollier


La persecuzione contro gli armeni residenti nell’impero ottomano venne scatenata tra il 1915 e il 1918 dall’ideologia razzista dei Giovani turchi, mentre l’attenzione era distratta dalla Grande guerra. Ma la persecuzione aveva origine nell’innata e inconfessata insofferenza che ottomani e curdi di Anatolia avevano sempre manifestato nei confronti della minoranza armena, portatrice di valori religiosi (gli armeni sono cristiani) e culturali diversi. Oggi assistiamo finalmente a una ripresa di interesse – legata alla possibilità dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea – e di studio verso quel periodo e quella strage, interesse che si manifesta attraverso interventi, indagini storiografiche, romanzi, come quello di Antonia Arslan, premio Campiello 2004, cui si sono ispirati i fratelli Taviani.
Il film narra il genocidio perpetrato dai turchi sul popolo armeno, attraverso gli occhi di una famiglia in gran parte sterminata: quella dei fratelli Avakian, il minore dei quali, Aram, è rimasto in patria, mentre l'altro, Assadour, è da tempo emigrato in Italia per studiare medicina a Padova. Alla morte del padre, nel 1915, i due progettano di ritrovarsi nella loro terra d’origine e per l'occasione Aram fa restaurare la “masseria delle allodole”, la villa di campagna che il padre ha lasciato in eredità ad Assadour. Ma il massacro perpetrato dai turchi sul popolo armeno colpirà la famiglia di Aram e bloccherà il ritorno di Assadour, che cercherà di organizzare la fuga dei suoi nipoti. Fedeli a un modello di cinema ormai dipanatosi nel corso di quasi mezzo secolo, i fratelli Taviani confermano anche con La masseria delle allodole la ricerca di un percorso narrativo che unisce e mescola le dinamiche della grande storia con le piccole grandi storie dei protagonisti. L’attenzione ai particolari, così come la direzione di un nutrito e affiatato gruppo di donne, costituiscono il perno centrale del film. I particolari testimoniano il senso di passione del popolo armeno e il mistero verso la sua sorte, come le molte serrature o le spesse tende dalle quali si sbircia la realtà, vera e figurata; le gambe dei tavoli sotto i quali si rifugiano i bambini; i passi della gente che sfila al funerale del patriarca o nel deserto dell’Anatolia, verso Aleppo. Una tragedia collettiva dimenticata che il film ha il pregio di rendere manifesta.

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